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Un Papa

La Chiesa Cattolica il 7 febbraio celebra la memoria del beato Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti, ultimo Papa-Re.
Questa è la frase canonica di presentazione del santo odierno.
In realtà, questa asserzione non è corretta. Nella sua fredda schematicità, ciò che la rende errata è l’aggettivo “ultimo”. Ultimo naturalmente non è riferito a “Papa”, ma a “Re”. Ma il papa, qualsiasi papa, è o non è re non perché possiede o non possiede lo Stato Pontificio, non perché lo hanno fatto re gli uomini o per circostanze storiche che come si sono formate così nel tempo sono poi passate. Il papa è re perché vicario in terra di colui Che è “Re dei re”, Re e Signore del creato, signore in quanto fattore, reggitore, governatore, e un giorno giudice; di Colui che ebbe a dire, nel pretorio dinanzi al Governatore di Roma, di Se stesso: «tu lo dici: io sono re» (Gv., 18,37). La tiara (o triregno), simbolo per secoli della regalità pontificia, non era legata al possesso dello Stato Pontificio, tanto è vero che è stata abolita da Paolo VI e non nel 1870.
Inoltre, lo Stato Pontificio esiste ancora, anche se ha cambiato nome ed è ridotto a 0,44 kmq: esiste perché ha un sovrano appunto, una bandiera, un territorio, un governo con i suoi organi, le ambasciate in Stati stranieri, un inno, è riconosciuto da quasi tutti gli altri Stati del mondo (ultimamente abbiamo scoperto che ha anche le prigioni…); purtroppo manca solo di una propria moneta e purtroppo invece possiede una banca.
Insomma, il Papa-Re esiste ancora. Piaccia o non piaccia. Ed esisterà sempre, fino alla fine del mondo, perché fino alla fine dei tempi esisterà la Chiesa Cattolica, fondata da Cristo-Dio sulla roccia denominata Pietro.
Papa Pio IX quindi non fu l’ultimo Papa-Re. Fu il pontefice a cui fu strappato lo Stato Pontificio nella sua quasi totale estensione da forze nemiche della Chiesa e della civiltà cristiana. Queste forze nemiche però, quelle di ieri (uomini del risorgimento italiano e della massoneria internazionale) e quelle sterminate di oggi, possono fare di tutto contro la Chiesa, forse anche un giorno toglierle quel 0,44 kmq che ancora possiede (o magari convincere il sovrano ad andare a vivere in un appartamento di periferia, in modo da fargli credere di essere più gradito al mondo), possono forse massacrare i suoi uomini, o chissà cos’altro, ma non possono fare nulla contro la Chiesa come istituzione divina e umana, contro il Corpo Mistico di Cristo, contro il suo pontefice e re (perché… morto un papa, se ne fa un altro…), così come poterono calunniare, torturare e uccidere Cristo stesso, ma rimasero beffati dall’essere stati i primi strumenti del suo trionfo eterno sul male.
Tutto questo era perfettamente chiaro a Pio IX. Egli, che visse il più lungo pontificato della storia (1846-1878, 32 anni, secondo solo a san Pietro), ma anche uno dei più drammatici di tutti i tempi, fu degnissimo vicario del suo Signore nel portare la croce ogni giorno per 30 anni: la croce di chi lo ingannò nel 1846-48 facendolo passare per “papa liberale” e filorisorgimentale, di chi ne usurpò il potere e poi tentò di assassinarlo costringendolo a lasciare Roma (1848-1851), di chi – pazzo tra i pazzi – volle prendere il suo posto (Mazzini), di chi operò costantemente contro la Chiesa per tutto il resto del suo pontificato, di chi invase i suoi Stati (Vittorio Emanuele II di Savoia), di chi perseguitò il clero italiano (Cavour e la “Nuova Italia”), di chi ripetutamente attentò alla Chiesa stessa (Garibaldi e il nuovo governo italiano), di chi lo accusò di essere un barbaro schiavista, di chi lo definì in parlamento “metro cubo di letame” e si propose apertamente di andarlo ad uccidere (Garibaldi), di chi assalì Roma il 20 settembre 1870 (ancora Vittorio Emanuele II e i suoi uomini), togliendoli con la violenza lo Stato che legittimamente governava e rendendolo prigioniero a casa sua, di chi non gli diede tregua fino all’ultimo dei suoi giorni, perseguitando la Chiesa, il clero, la fede del popolo.
Pio IX fu “alter Christus” come pochi papi nella storia lo sono stati. Egli rispose, dopo i primi due anni di tentennamenti e confusione, con una fermezza di carattere e una radicalità di fede quasi irraggiungibili, all’immenso attacco della modernità contro la Chiesa. Disse no al Risorgimento laicista e anticattolico, non perché lui fosse contro l’Italia (anzi, lui, primo degli italiani, era sostenitore del progetto di confederazione cattolica degli Stati preunitari, dimostrando così una preveggenza politica ancora oggi insuperata), ma perché quel Risorgimento, così concepito e voluto, era contro la Chiesa e la fede, e quindi contro gli italiani; disse no al positivismo e al liberalismo scettico, proclamando l’8 dicembre 1854 con immenso coraggio il più meraviglioso dogma del secondo millennio, l’Immacolata Concezione di Maria (e, caso unico nella storia della Chiesa finora, la sua eroica scelta fu benedetta direttamente da Cielo, quando, il 25 marzo 1858, nella grotta di Massabielle, la Vergina Ss.ma in persona si presentò a santa Bernadetta con le parole: “Io sono l’Immacolata Concezione”); disse no alla guerra alla Chiesa scomunicando tutti gli artefici e protagonisti dell’unitarismo italiano, mostrando un coraggio senza pari nell’andare “controcorrente” e nel seguire insuperato l’insegnamento del Signore: “siate nel mondo ma non del mondo”; condannò il liberalismo, il socialismo e lo statalismo totalitario con una enciclica (Quanta Cura) seguita da una condanna (il Sillabo) – che impegna l’infallibilità pontificia – di 80 proposizioni errate della modernità, ponendo la Chiesa per sempre al riparo dal compromesso con la Rivoluzione gnostica ed egualitaria, liberale e mondialista, ricordando che dobbiamo sempre essere dalla parte del calcagno che schiaccia il serpente, sempre, anche quando sembra che il serpente stia per vincere; disse no all’anarchia e alla democratizzazione sovversiva della Chiesa, convocando, a tre secoli dal grande Concilio di Trento, il Concilio Vaticano I ove proclamò, nonostante i forti dissensi interni, le norme dell’infallibiltà pontificia e quindi ponendo su una roccia indissolubile il Primatus Petri, su cui si fonda la Chiesa Cattolica.
Infine, fu impareggiabile sostenitore delle missioni, avendo a cuore la conversione di tutti i popoli all’unica vera fede; delle riforme legittime; dell’unico possibile e giusto ecumenismo, ovvero del confronto con altre culture ma basato interamente sulla imprescindibile e piena testimonianza della Verità cattolica e non sulle chiacchiere fritte del dialogo eretizzante e tanto meno sul cedimento teologico; della diffusione di una rinnovata spiritualità fra le classi sociali umili (amico di san Giovanni Bosco e di altri santi impegnati nell’aiuto ai ceti in difficiltà); patrocinatore fino ad allora insuperato di cause di santi; polo di riferimento dell’intero ecumene cattolico; restauratore della Chiesa in Inghilterra. E tanto altro si potrebbe dire.
Fu perseguitato in vita, ogni giorno. Fu perseguitato dopo la morte: quando nel 1881 si volle eseguire la sua volontà di essere tumulato non in San Pietro ma in San Lorenzo fuori le Mura, durante il trasporto della venerata salma, gruppi di massoni assalirono il carro e tentarono di gettarlo nel Tevere. Nei decenni successivi, la sua causa di beatificazione fu ostacolata dentro la Chiesa dal clero progressista e fuori la Chiesa da forze massoniche e dal mondo ebraico; nel 2000, quando Giovanni Paolo II ne proclamò la beatificazione, vi fu una spaventosa campagna mediatica di attacco internazionale contro la sua decisione, dai radicali italiani fino al Jerusalem Post, che arrivò alla calunnia infame di definirlo pedofilo… E ancora oggi il processo di canonizzazione non va avanti, in nome del dialogo con il mondo moderno e per non “urtare la sensibilità” degli odiatori della Chiesa.
Ma Pio IX non ha bisogno del clero odierno: è santo. È santo per la sua purezza personale, da cui la devozione all’Immacolata; per l’impareggiabile forza dimostrata nell’abnegazione a portare la Croce di Cristo ogni giorno per 30 anni, senza alcun cedimento, né personale né tanto meno dottrinale, al mondo (come dire: non voleva piacere al mondo per non dispiacere a Dio); per il coraggio di schierarsi con Cristo ogni giorno della sua vita e del suo lunghissimo pontificato contro i trionfanti eserciti della modernità anticristiana; per l’esercizio eroico della Fede, che seppe difendere in maniera immune dal pur minimo errore; della speranza, che non abbandonò mai fino alla morte; della carità, per cui spese tutta la sua esistenza.
Un pensiero, fra mille possibili, non può non andare agli zuavi che il 20 settembre 1870 ebbero il privilegio immenso di essere gli ultimi a poter combattere, armi in pugno, per difendere la Chiesa e il suo Angelico Pastore. Diciannove di loro persero la vita per la Chiesa e sono sepolti al Cimitero del Verano, a poca distanza dalla Basilica di San Lorenzo fuori le Mura, dove riposa il corpo del santo Pontefice. Il nostro pensiero va a loro con un misto di somma pietà e santa invidia: per loro fu ancora possibile impugnare le armi in difesa del Papa nella guerra contro le potenze infernali del mondo. Quello che per noi è una chimera oggi, sebbene la possibilità di donare la proprio vita per la Chiesa l’abbiamo ugualmente tramite altre “armi”, dalla preghiera all’apostolato. E non è certo escluso che un giorno dovremo darla anche con il sangue.
Ricordiamo il beato Pio IX – fra le mille maniere possibili – con queste sue parole, segno inequivocabile di un cuore ricolmo appunto di Fede, di Speranza, di Carità, monito per tutti noi oggi nella lotta contro i discendenti ideali di coloro che egli ebbe come suoi nemici giurati: «Quanti tiranni tentarono di opprimere la Chiesa! Quante caldaie, quante fornaci e denti di fiere, e aguzze spade! Tuttavia non ottennero nulla. Dove sono quei nemici? Sono finiti nel silenzio e nell’oblio. E dov’è la Chiesa? Ella splende più del sole».
Chi non apprezza il beato Pio IX o addirittura lo critica o rinnega, non venga a dare lezioni a nessuno del proprio nulla.

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