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Il trionfo della società dei diritti umani

La condanna a morte, tramite sospensione delle cure, di Charlie Gard, decretata, con il pretesto dell’incurabilità del male, dal governo britannico e ratificata sia dalla Corte Suprema che dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), segna un evento epocale, una ghigliottina del prima e del poi.
Il cambiamento epocale consiste in breve in questo: lo Stato, Leviatano ormai realizzato (guarda caso proprio con le “democrazie compiute”, che ogni giorno di più divengono l’altra faccia della medaglia dei totalitarismi vecchio stampo), è il nuovo padrone della vita e della morte degli esseri umani. Padrone quindi anche dei nostri corpi. Il che comporta che non esiste più un diritto alla vita, se non in rapporto all’utilità che ne deriva al Leviatano: infatti, il governo britannico ha perfino – senza vergogna alcuna – accennato, fra le cause della decisione, quella delle spese da affrontare. Neanche il nazismo era mai arrivato a tale smargiassa spudoratezza.
Charlie è inutile. Chiarlie è dispendioso in quanto malato incurabile. Quindi Charlie va ucciso. I genitori non sono d’accordo? Ma questo non è un punto su cui disquisire: non sono loro i “gestori” di Charlie.
A tutti noi italiani immediatamente torna in mente la vicenda tristissima di Eluana Englaro. Ma non è la stessa cosa, sebbene ovviamente molto simile: infatti, nel caso della povera Eluana, la morte fu fermissimamente voluta, ricercata, scongiurata, dal padre. Invece, ora abbiamo la situazione contraria: i genitori si stanno battendo come leoni per salvare il loro piccoletto. Ciò mette più in difficoltà i poteri odierni: nel primo caso, se la cavarono, a partire dall’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fino al magistrato che condannò a morte la povera Eluana passando per tutto il solito circo mediatico, appoggiandosi alla volontà del padre. In questo caso, invece, proprio la volontà dei genitori costituisce impaccio. Ma sia il governo statuale britannico che il governo superstatuale europeo hanno tranquillamente scavalcato la volontà dei genitori, sostituendosi di fatto a loro come “proprietari”, responsabili, giudici ultimi della vita del bambino. Il Leviatano è il “padrone” di Charlie. E non v’è Corte, nazionale o sovranazionale, che impedisca ciò.
In pratica, stiamo dicendo che nessuno di noi appartiene più a se stesso né, se ancora minore, ai genitori naturali e tanto meno esiste più la patria potestà. Tutto questo, ovvero l’antico diritto di famiglia fondato sull’ordine naturale e morale del creato, non esiste più. Inutile dire che Charlie era malato incurabile: perfino i bambini – purché onesti – capiscono che quello della malattia incurabile è solo un pretesto per cominciare l’opera di distruzione sia della potestà genitoriale che della nostra stessa potestà su noi stessi. Si comincia con Eluana con l’appoggio del padre, si passa per un bambino gravissimamente malato contro la volontà dei genitori e si finirà senza più bisogno di scuse e pretesti: si uccideranno i vecchi inutili (così si risolve l’eterno problema delle pensioni), i malati di ogni età, i bambini handicappati, continuando con quelli semplicemente sgraditi al Leviatano, per finire con la programmazione: dovranno nascere tanti bambini ogni tanto tempo, per questi genitori, cui poi verranno strappati dal Leviatano, perché “tutti devono essere figli di tutti”. E chi si oppone si oppone alla democrazia, al progresso, al “media system”.
Stiamo esagerando? Solo gli irrimediabili – e ormai imperdonabili e ingiustificabili – ingenui possono ancora pensare questo, dinanzi a tutto quanto sta accadendo ogni giorno nella nostra società, specie in quella europea. In un breve ma denso e importantissimo articolo sul Corriere della Sera del 15/12/2013, intitolato “Addio per legge al padre padrone. I figli sono di chi li cresce e li educa”, Silvia Vegetti Finzi palesava in poche righe una delle più grandi, devastanti e profonde rivoluzioni in atto sotto i nostri occhi, destinata a sovvertire per sempre l’ordine naturale del creato, creando a sua volta “la morale di domani”, mettendo in gioco il concetto di genitore e figlio, la “genitorialità”, per usare un termine rivoluzionario. La Vegetti Finzi chiariva che non vi saranno più figli “legittimi”, “naturali”, “adottivi” (e questo ormai è già legalmente attuato): queste parole saranno cancellate perché deve essere cancellato il significato stesso che sottintendono, il mondo che sottintendono, la morale che le presuppone, in quanto ora la “genitorialità” si fonderà «sulla responsabilità piuttosto che sul potere». E piuttosto che sul sangue, aggiungiamo noi. I figli cioè non appartengono più a chi li mette al mondo, ma «a chi li riconosce, li cresce e li educa adeguatamente».
L’autrice conclude ricordando peraltro che se non vi sarà più ovviamente il padre autoritario della società premoderna, non vi dovrà più essere nemmeno il “genitore-amico” della modernità (interessante e indiretta ammissione dell’idiozia pedagogica odierna), ma si richiederà «a entrambi i genitori una autorevolezza fondata sul riconoscimento reciproco, confermato dalla comunità».
Mi soffermo solo su quest’ultima asserzione. Che vuol dire “confermato dalla comunità”? Forse che si è padre o madre solo perché e nella misura in cui e fino a quando la “comunità” me lo riconosce e concede? E chi è la “comunità”? Lo Stato? La magistratura? I “comizi popolari”? E se un genitore non dovesse essere riconosciuto come padre di chi ha generato, o se un giorno perdesse tale riconoscimento, chi sarebbe il padre del “generato”?
A questa ultima terrificante domanda, risponde la Vegetti Finzi nella conclusione del suo indimenticabile articolo: «Ogni adulto in quanto tale» sarà «responsabile del benessere e della crescita delle nuove generazioni».
Ecco la nuova morale, l’ultimo passo della rivoluzione antropologica. Tutti saremo figli di tutti e tutti saranno genitori di tutti. Pertanto, non esisteranno più la figura del padre e della madre (e pertanto qui si va ben oltre anche l’affidamento di bambini a coppie omosessuali), perché, come insegnano in Spagna, quando si è “todos caballeros” nessuno è più cavaliere. E non saremo quindi neanche più figli, perché non avremo più genitori. Qui si va ben al di là delle follie omosessualiste, pedofiliste o bestialiste. Si sta distruggendo “materialmente” la cellula su cui si fonda la civiltà umana. È come se ad Aristotele si volesse sostituire Platone. Ma non Platone del Politico o de Le Leggi, uomo anziano e poi vecchio che è stato e sarà fondamento della civiltà occidentale, ma il Platone quarantenne de La Repubblica, del comunismo radicale che prevede la comunione di tutti i beni, compresi donne e bambini, quello che si studia banalmente sui banchi di scuola.
Non solo. Si faccia attenzione anche a un altro fatto. Se il Leviatano è il padrone del nostro corpo, è anche padrone dei nostri organi. Si produrranno esseri umani solo per produrre organi (come fanno oggi le bande criminali dei rapimenti di bambini in America Latina) per altri pochi eletti. E, se occorre, semplicemente il Leviatano deciderà di prelevare un organo a una persona per darla a un’altra, perché lui è il padrone.
E così si passa dal Leviatano di Hobbes e dalla Repubblica del giovane Platone all’Homme machine” di Cartesio, con la sua res extensa. Il tutto per inaugurare ufficialmente, con l’avallo politico e soprattutto giuridico, il ritorno delle società ex cristiane e neo pagane alla pratica dei sacrifici umani. Come scrisse Nicolás Gómez Dávila, «Il culto dell’umanità richiede i sacrifici umani».
In questo contesto, appare ora più chiaro quanto possa essere epocale la condanna a morte di Charlie. E a dir poco devastanti appaiono i silenzi di chi dovrebbe urlare senza sosta, scendere in piazza, smuovere le vie diplomatiche, scuotere i media, ma, soprattutto, riempire le chiese di preghiere e processioni e suonare le campane a martello.
Di contro, grande speranza invece suscita il grande numero di cattolici laici che si sta arrabbiando, sta agendo, come può, per salvare Charlie, o per riparare a questo sacrificio umano. Questo è il piccolo gregge di Israele, oggi. Questa è la Chiesa, unita a quei pochissimi ecclesiastici che ancora credono nella vera fede. Questo popolo di laici cattolici ha ora il dovere di capire che siamo in guerra, sotto attacco, e quindi di combattere ogni giorno come può per la salvezza di tutti e in particolare dei vecchi e dei bambini. Chi diserta, chi si disinteressa pensando solo a propri interessi e alla propria carriera, chi si nasconde dietro la maschera abusatissima della “moderazione”, è connivente con il Leviatano.
La vicenda di Charlie ci insegna che siamo in guerra contro la società dei diritti dell’uomo e delle democrazie compiute, della tolleranza laica e dialogo con la modernità. Società che ogni giorno di più getta la maschera e mostra il suo vero volto: bisogna combattere, possibilmente uniti e senza inseguire i pifferai magici di queste gerarchie e di questa società infernale.

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