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Il giorno della lavanda dei piedi

Da quest’anno è diventato ufficiale: per tutti i media il Giovedì Santo è diventato “il giorno della lavanda dei piedi”.
Che è come dire che per una mamma il giorno del parto del suo primo figlio è il giorno di un acuto dolore o di un’operazione chirurgica.
Che è come dire che il giorno del matrimonio è il giorno degli ospiti.
O che il giorno della nostra morte è il giorno in cui bisogna trovare una bara adatta.
E si potrebbe continuare, ma è ovvio che ogni esempio risulta assolutamente improprio per difetto.
Non si tratta ovviamente di non dare il giusto peso a un rito voluto direttamente da Cristo ed evidentemente finalizzato a insegnare l’umiltà e la carità verso il prossimo come doveri precipui del clero, specie dei vescovi e del papa; ma si tratta di mantenere il giusto ordine gerarchico negli eventi della notte più importante della storia umana.
Cosa volete che siano le parole che Cristo pronuncia durante la cena?
Cosa volete che sia l’istituzione del Ss.mo Sacramento?
Cosa volete che sia l’istituzione della Santa Messa?
Che volete che sia l’istituzione della Chiesa stessa, sebbene ancora in via implicita?
Cosa volete che sia il tradimento di Giuda (che non per niente ormai è stato salvato, contro l’opinione di Gesù stesso…)?
Cosa volete che sia la Passione nel Getsemani?
Che volete che sia, tutto questo, dinanzi al lavaggio dei piedi? Che, peraltro, erano comunque i piedi degli apostoli, non degli apostati o dei pagani.
Che poi spostando il criterio di valutazione di questo giorno si ottenga il duplice risultato di mettere da parte il grande fastidio che deve essere ormai superato in quanto divisivo (ovvero la Transustanziazione, il Ss.mo Sacramento appunto) e si guadagni l’opportunità di piacere al mondo scegliendo sempre immigrati e islamici cui lavare i piedi, favorendo in maniera subliminale – e manco tanto – l’invasione immigrazionista, è solo una pura coincidenza, ovviamente.
Lo so, cerco sempre il pelo nell’uovo. Il problema però è che c’è chi vede il pelo nell’uovo e chi non vede la catena dell’Himalaya davanti ai propri occhi.
Anche sul Giovedì Santo ormai si stanno formando due chiese, come su quasi ogni altro aspetto teologico e dottrinale. Io appartengo alla Chiesa che festeggia, come i venti secoli precedenti, il Giovedì Santo, ovvero l’Ultima Cena, ovvero l’istituzione dell’Eucarestia, della Messa e l’inizio della Passione.
Chi appartiene alla chiesa della lavanda, si tenga anche gli immigrati con i piedi puliti. E pure quelli con i piedi sporchi.
Io mi tengo qualcos’altro. E andrò a cercarlo dovunque rimarrà, anche in capo al mondo.

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